Cosa significa davvero "laico"?

Avete sicuramente sentito più volte questo aggettivo: "celebrante laica", "cerimonia laica",...

Ma perché viene usato proprio questo termine, e perché così spesso? Non basta dire semplicemente "celebrante"? Scopriamo insieme le ragioni per cui il concetto di laicità è tanto importante nelle cerimonie contemporanee (e non solo), e soprattutto a quali altri significati e concetti è strettamente connesso.

Definizione dei termini: "laico" e "profano"

La prima cosa saggia da fare, quando si vuole approfondire un concetto, di solito è aprire il dizionario e controllarne bene definizione ed etimologia. Quindi partiamo dalla Treccani.

Laico /'laiko/ [dal lat. tardo laicus, gr. laikós "del popolo, profano"] (pl. m. -ci).

■ s. m. 1. (eccles.) a. (f. -a) [chi non appartiene allo stato ecclesiastico] ↔ chierico. b. [religioso privo di funzioni sacerdotali] ≈ ‖ converso, secolare. 2. (f. -a) (polit., filos.) [chi fa professione di laicismo: accordo tra cattolici e l.] ≈ ↑ anticlericale, ghibellino. ‖ aconfessionale. ↔ cattolico. ↑ clericale, confessionale, guelfo.
■ agg. 1. (eccles.) a. [che non appartiene al clero: enti, associazioni l.] ≈ laicale. b. [che non ha preso gli ordini sacerdotali: frate l.] ≈ secolare. ↔ regolare. 2. (polit., filos.) [che s'informa ai caratteri del laicismo] ≈ e ↔ [→ LAICO s. m. (2)]. 3. (estens.) [di persona, movimento, atteggiamento che dichiari la propria autonomia da dogmatismi di qualsiasi genere: partiti l.] ≈ indipendente.

Forse anche a voi ha colpito quel "profano" in prima riga, traduzione del vocabolo greco. Un termine che a primo impatto, a causa anche di alcuni preconcetti e contesti d'uso, può evocare l'idea di qualcosa di sbagliato, sovversivo, antireligioso. Tuttavia, in origine, la sua connotazione non è per forza negativa, perché si riferisce a qualcosa che "non è sacro" .

Molto interessante è la sua etimologia, che letteralmente significa "fuori da un luogo sacro", come indica di nuovo l'enciclopedia Treccani, di cui riporto di seguito la prima definizione:

Profano: agg. [dal lat. profanus, comp. di pro- «davanti» e fanum «tempio, luogo sacro»; quindi propr. «che sta fuori del sacro recinto»].

1. a. Che non ha carattere sacro, che è estraneo o contrario a ciò che è sacro e religioso: la certa origine della storia universale p., e della di lei perpetuità con la sacra, la qual’è più antica d’ogni profana (Vico); chiesa ormai sconsacrata e adibita a usi p.; Odor sacro e p. d’incensi e di belletti! (Gozzano); amore p., quello rivolto a esseri umani, non a Dio; Amor sacro e Amor p., titolo dato comunem. a un dipinto del Tiziano; sostantivato con valore neutro: mescolare il sacro al p., in senso estens., mettere insieme cose diverse e opposte fra loro. b. Che ha per argomento motivi terreni, mondani, non religiosi: storia p.; poesia p.; musica p.; discutere di argomenti p.; pensieri profani.

Entrambi i termini, quindi, sono originariamente neutrali, indicanti qualcosa o qualcuno che sta al di fuori della religione e della sacralità senza necessariamente opporsi (questa è invece la definizione di eresia: la specifica opposizione ai dogmi della Chiesa).

Laico significa privo di caratterizzazione religiosa, non antireligioso.

Indicare che qualcosa è laico, dunque, significa comunicare che siamo in un campo neutro, aperto a qualsiasi religiosità o spiritualità e senza prevalenze. Un territorio dove nessuna persona possa sentirsi esclusa o messa da parte: lo stesso clima in cui dovrebbe svolgersi una celebrazione laica e condivisa.

L'importanza di una cerimonia laica

Voler sottolineare che una cerimonia è laica significa comunicare che ci troviamo in un terreno di pace, tolleranza e inclusività. Una cerimonia laica viene creata appositamente sulle richieste di committenti che desiderano una figura non spirituale come quella del/la celebrante. Non ci sono costrizioni, antagonismi, dogmi o divieti, eccetto quelli derivanti dal buon senso civile.

La spiritualità in una cerimonia laica non può esistere?

In una cerimonia "non tradizionale" non si tratta di eliminare la spiritualità (anzi, vietare è proprio contrario al valore inclusivo!), ma di evitare un'impostazione prevalentemente religiosa. Chi celebra in modo laico non fa le veci di preti, sacerdoti o altri rappresentanti religiosi, né vuole farlo. Semplicemente, cerca di lasciare spazio alle sensibilità di tutti i presenti alla cerimonia.

Per questo, in una celebrazione laica, è comunque possibile includere letture o citazioni di carattere spirituale, purché concordate con i committenti su loro richiesta e, soprattutto, rispettose delle diverse sensibilità presenti.

Un compito di un/a celebrante non religioso/a è anche quello di chiedersi se qualcuno/a tra i partecipanti può sentirsi messo da parte. Per questo, la cerimonia laica evita inviti espliciti alla preghiera, riti religiosi collettivi o citazioni che non lasciano spazio a tutte le sensibilità. Può invece invitare al raccoglimento individuale e accogliere riferimenti, brani o citazioni che arrivano da credi diversi, se trasmettono valori ed emozioni universali. Ricordando sempre che lo spazio neutro della laicità non deve trasformarsi in un campo di battaglia. È un ambiente di rispetto e tolleranza.

E il celebrante laico/a all'estero?

Nei paesi anglosassoni, dove la pratica di richiedere cerimonie laiche è molto diffusa da diverso tempo, ci si riferisce spesso a questo ruolo con il termine humanist celebrant, riferito probabilmente alla formula secular humanist - ossia una figura laica, non clericale, non religiosa. Anche questo termine dunque vuole sottolineare l'assoluta neutralità di chi celebra una cerimonia laica in termini di spiritualità e credo.

L'aggettivo umanista, in italiano, fa invece riferimento più che altro a una figura "rappresentante dell’umanesimo e della cultura umanistica nella sua più ampia accezione", o che "condivide gli ideali culturali proprî dell’umanesimo, e anzitutto il culto per le lettere antiche, anche professando altre attività" (Treccani, once more).

Il che comunque, se ci pensate, descrive almeno in parte il tipo di approccio dei/lle celebranti, che lavorano costantemente con parole e scrittura e creano una cerimonia attingendo spesso a fonti e citazioni letterarie, musicali e poetiche!

Al di là dell'importanza della possibilità di personalizzare un rito, comunque, optare per una cerimonia laica è una scelta di apertura, rispetto e inclusività. Offre uno spazio e un momento separati dalla quotidianità in cui chiunque possa sentirsi partecipe senza dogmi. È una celebrazione della diversità e del rispetto reciproco, che rende il momento speciale e significativo per ogni partecipante.