Oggi andiamo nel cuore dell'Ogliastra, incantevole e selvaggia regione della Sardegna, dove è possibile celebrare matrimoni con rito civile in luoghi di rara bellezza naturale. Tra questi, per chi cerca un matrimonio all'aperto con un panorama spettacolare, c'è l'anfiteatro presso Marina di Cardedu.
Cardedu è un piccolo comune situato nella provincia di Nuoro, a circa 120 km da Cagliari, da cui è facilmente raggiungibile. Una volta giunti al paese, la zona di Marina di Cardedu si trova a pochi minuti di auto (basta seguire le indicazioni verso la costa), quasi a ridosso della località Perd'e Pera.
Nota: per raggiungere l'anfiteatro c'è da percorrere un breve tratto in salita su strada non asfaltata. Dal momento che, quando vengono organizzate cerimonie laiche, non si possono parcheggiare le auto nei pressi dell'anfiteatro per motivi di spazio e circolazione, questo tratto di strada va percorso a piedi, il che potrebbe non essere adatto a tutt*. Può quindi essere una buona idea prevedere delle navette per gli ospiti.
L'anfiteatro di Marina di Cardedu, grazie alla sua posizione rialzata, offre un panorama mozzafiato che unisce la bellezza del mare alla maestosità delle colline circostanti. L'anfiteatro è su un piazzale erboso scoperto (quindi meglio evitare un matrimonio in piena estate e negli orari più caldi), circondato da alcune piante e ulivi. Meraviglioso il contrasto tra il verde delle piante, il blu del mare e il rosso delle pietre.
Al centro dell'anfiteatro, infatti, sono presenti un altare e una roccia in pietra rossa, tipica della zona, che conferiscono a questo luogo un'atmosfera quasi di sacralità antica. Un punto d'incontro perfetto tra natura e ritualità; non a caso, in questa zona sono presenti due nuraghi e le domus de janas di Monte Arista. È quindi un luogo che invita alla riflessione e alla celebrazione, rendendolo ideale per una cerimonia raccolta e profonda, in sintonia con l'ambiente e con i partecipanti.
Il Comune di Cardedu ha stabilito che in questo spazio è possibile contrarre matrimonio civile.
Per cui è possibile, affidandosi a un/a celebrante, celebrare sia il rito civile conforme alla legge, sia una cerimonia laica e personalizzata. In questo modo non ci saranno solo le formule standard e il riconoscimento legale dell'unione, ma anche una celebrazione creata appositamente per voi e per questo luogo, completa di parole, musica e riti che meglio rappresentano la vostra storia d'amore, magari coinvolgendo i presenti tramite letture o compartecipazione a piccoli riti simbolici.
Potete chiedere al/la celebrante di ottenere la delega del Sindaco, se preferite avere una sola figura per entrambe le parti cella cerimonia di matrimonio. Oppure potete scegliere di officiare il rito civile prima o dopo la cerimonia con celebrante, optando per un matrimonio simbolico non religioso, che sarà comunque colmo di valore e significato perché creato appositamente per voi e con voi.
Immaginate, per esempio, una cerimonia al tramonto, con il sole che scompare dietro le montagne e l'aria che si colora della sua luce dorata, circondati dalla natura incontaminata e dalla magia dell'anfiteatro di Cardedu, celebrando il vostro amore in un luogo e in un modo che rispecchiano la vostra storia e la vostra personalità...
Che tipo di celebrazione vedete, voi, in questo spazio? Quali emozioni e ricordi vorreste creare in un luogo così speciale? Non vedo l'ora di ascoltare e celebrare le vostre storie...
Avete sicuramente sentito più volte questo aggettivo: "celebrante laica", "cerimonia laica",...
Ma perché viene usato proprio questo termine, e perché così spesso? Non basta dire semplicemente "celebrante"? Scopriamo insieme le ragioni per cui il concetto di laicità è tanto importante nelle cerimonie contemporanee (e non solo), e soprattutto a quali altri significati e concetti è strettamente connesso.
La prima cosa saggia da fare, quando si vuole approfondire un concetto, di solito è aprire il dizionario e controllarne bene definizione ed etimologia. Quindi partiamo dalla Treccani.
Laico /'laiko/ [dal lat. tardo laicus, gr. laikós "del popolo, profano"] (pl. m. -ci).
■ s. m. 1. (eccles.) a. (f. -a) [chi non appartiene allo stato ecclesiastico] ↔ chierico. b. [religioso privo di funzioni sacerdotali] ≈ ‖ converso, secolare. 2. (f. -a) (polit., filos.) [chi fa professione di laicismo: accordo tra cattolici e l.] ≈ ↑ anticlericale, ghibellino. ‖ aconfessionale. ↔ cattolico. ↑ clericale, confessionale, guelfo.
■ agg. 1. (eccles.) a. [che non appartiene al clero: enti, associazioni l.] ≈ laicale. b. [che non ha preso gli ordini sacerdotali: frate l.] ≈ secolare. ↔ regolare. 2. (polit., filos.) [che s'informa ai caratteri del laicismo] ≈ e ↔ [→ LAICO s. m. (2)]. 3. (estens.) [di persona, movimento, atteggiamento che dichiari la propria autonomia da dogmatismi di qualsiasi genere: partiti l.] ≈ indipendente.
Forse anche a voi ha colpito quel "profano" in prima riga, traduzione del vocabolo greco. Un termine che a primo impatto, a causa anche di alcuni preconcetti e contesti d'uso, può evocare l'idea di qualcosa di sbagliato, sovversivo, antireligioso. Tuttavia, in origine, la sua connotazione non è per forza negativa, perché si riferisce a qualcosa che "non è sacro" .
Molto interessante è la sua etimologia, che letteralmente significa "fuori da un luogo sacro", come indica di nuovo l'enciclopedia Treccani, di cui riporto di seguito la prima definizione:
Profano: agg. [dal lat. profanus, comp. di pro- «davanti» e fanum «tempio, luogo sacro»; quindi propr. «che sta fuori del sacro recinto»].
1. a. Che non ha carattere sacro, che è estraneo o contrario a ciò che è sacro e religioso: la certa origine della storia universale p., e della di lei perpetuità con la sacra, la qual’è più antica d’ogni profana (Vico); chiesa ormai sconsacrata e adibita a usi p.; Odor sacro e p. d’incensi e di belletti! (Gozzano); amore p., quello rivolto a esseri umani, non a Dio; Amor sacro e Amor p., titolo dato comunem. a un dipinto del Tiziano; sostantivato con valore neutro: mescolare il sacro al p., in senso estens., mettere insieme cose diverse e opposte fra loro. b. Che ha per argomento motivi terreni, mondani, non religiosi: storia p.; poesia p.; musica p.; discutere di argomenti p.; pensieri profani.
Entrambi i termini, quindi, sono originariamente neutrali, indicanti qualcosa o qualcuno che sta al di fuori della religione e della sacralità senza necessariamente opporsi (questa è invece la definizione di eresia: la specifica opposizione ai dogmi della Chiesa).
Laico significa privo di caratterizzazione religiosa, non antireligioso.
Indicare che qualcosa è laico, dunque, significa comunicare che siamo in un campo neutro, aperto a qualsiasi religiosità o spiritualità e senza prevalenze. Un territorio dove nessuna persona possa sentirsi esclusa o messa da parte: lo stesso clima in cui dovrebbe svolgersi una celebrazione laica e condivisa.
Voler sottolineare che una cerimonia è laica significa comunicare che ci troviamo in un terreno di pace, tolleranza e inclusività. Una cerimonia laica viene creata appositamente sulle richieste di committenti che desiderano una figura non spirituale come quella del/la celebrante. Non ci sono costrizioni, antagonismi, dogmi o divieti, eccetto quelli derivanti dal buon senso civile.
In una cerimonia "non tradizionale" non si tratta di eliminare la spiritualità (anzi, vietare è proprio contrario al valore inclusivo!), ma di evitare un'impostazione prevalentemente religiosa. Chi celebra in modo laico non fa le veci di preti, sacerdoti o altri rappresentanti religiosi, né vuole farlo. Semplicemente, cerca di lasciare spazio alle sensibilità di tutti i presenti alla cerimonia.
Per questo, in una celebrazione laica, è comunque possibile includere letture o citazioni di carattere spirituale, purché concordate con i committenti su loro richiesta e, soprattutto, rispettose delle diverse sensibilità presenti.
Un compito di un/a celebrante non religioso/a è anche quello di chiedersi se qualcuno/a tra i partecipanti può sentirsi messo da parte. Per questo, la cerimonia laica evita inviti espliciti alla preghiera, riti religiosi collettivi o citazioni che non lasciano spazio a tutte le sensibilità. Può invece invitare al raccoglimento individuale e accogliere riferimenti, brani o citazioni che arrivano da credi diversi, se trasmettono valori ed emozioni universali. Ricordando sempre che lo spazio neutro della laicità non deve trasformarsi in un campo di battaglia. È un ambiente di rispetto e tolleranza.
Nei paesi anglosassoni, dove la pratica di richiedere cerimonie laiche è molto diffusa da diverso tempo, ci si riferisce spesso a questo ruolo con il termine humanist celebrant, riferito probabilmente alla formula secular humanist - ossia una figura laica, non clericale, non religiosa. Anche questo termine dunque vuole sottolineare l'assoluta neutralità di chi celebra una cerimonia laica in termini di spiritualità e credo.
L'aggettivo umanista, in italiano, fa invece riferimento più che altro a una figura "rappresentante dell’umanesimo e della cultura umanistica nella sua più ampia accezione", o che "condivide gli ideali culturali proprî dell’umanesimo, e anzitutto il culto per le lettere antiche, anche professando altre attività" (Treccani, once more).
Il che comunque, se ci pensate, descrive almeno in parte il tipo di approccio dei/lle celebranti, che lavorano costantemente con parole e scrittura e creano una cerimonia attingendo spesso a fonti e citazioni letterarie, musicali e poetiche!
Al di là dell'importanza della possibilità di personalizzare un rito, comunque, optare per una cerimonia laica è una scelta di apertura, rispetto e inclusività. Offre uno spazio e un momento separati dalla quotidianità in cui chiunque possa sentirsi partecipe senza dogmi. È una celebrazione della diversità e del rispetto reciproco, che rende il momento speciale e significativo per ogni partecipante.
Una delle risorse secondo me più preziose nella cassetta degli attrezzi di un/a celebrante è il questionario iniziale. Non è usata da ogni celebrante (né chi la usa se ne avvale allo stesso modo) ed è giusto che sia così, perché rispecchia in parte caratteristiche individuali. C'è chi si trova meglio a fare lunghe chiacchierate di persona e chi preferisce utilizzare domande e risposte scritte: non c'è un modo giusto o uno sbagliato!
Io appartengo al secondo gruppo di persone e oggi voglio esplorare con voi come questo strumento si integra nel processo di creazione di cerimonie significative e personalizzate.
Esattamente ciò che il nome suggerisce: una serie di domande progettate per raccogliere informazioni cruciali sulla cerimonia e sulle persone coinvolte. Oltre a dettagli pratici come luogo e orario, il questionario esplora anche la storia e la personalità dei committenti.
Principalmente il questionario è utile sia a chi lo compila sia a chi lo consulta, per diversi motivi.
I committenti hanno modo di riepilogare le scelte prese riguardo la cerimonia, chiarire eventuali punti in sospeso, mettersi d'accordo e magari riflettere su dettagli o possibilità che finora gli erano sfuggiti.
D'altra parte, il/la celebrante può raccogliere tutte le informazioni in poco tempo e in un unico posto, minimizzando il rischio di fraintendimenti o di dimenticarsi qualche pezzo.
Ci sono pro e contro sia nel presentare ai committenti un lungo questionario scritto, sia nel discutere a voce tutti i dettagli fin dall'inizio. Per semplicità e brevità vi spiego perché io preferisco la prima opzione: motivi pratici e personali.
La forma scritta del questionario offre ai committenti il tempo di riflettere e compilare le risposte senza fretta, anche a più riprese. D'impatto vedere tante domande a cui rispondere sembra un qualcosa che prenderà tantissimo tempo... Ma pensate di dover raccontare a voce tutto ciò che scrivete, con le normali divagazioni di una conversazione orale: di certo ci vorrebbe molto più tempo per dare le stesse informazioni!
Allo stesso modo, uno scritto aiuta il/la celebrante a evitare di trascurare dettagli importanti che potrebbero essere dimenticati durante una conversazione. Può anche essere utile per notare parole o termini ricorrenti (e dunque importanti per chi li ha scritti) e integrarli nel testo della cerimonia, se opportuno.
In un questionario sono già presenti molte voci essenziali di ciò che si potrebbe inserire in una cerimonia, più domande conoscitive su vari aspetti che possono aprire a racconti e condivisioni utili per la creazione. Naturalmente questo dipende molto dalla personalità e dall'attitudine, sia di chi parla che di chi ascolta! Chi fatica a scrivere potrebbe avere difficoltà a produrre risposte dettagliate e chiare. Ma penso che a voce ci sia sempre maggior rischio di dimenticare qualcosa, distrarsi, cambiare discorso, ecc.
Per quanto mi riguarda mi piace molto ascoltare, ma a volte tendo a dimenticare alcuni dettagli: durante un incontro dovrei segnarmi veramente troppi appunti! Inoltre, per me il questionario non è solo uno strumento pratico per creare una cerimonia, ma anche un'opportunità per conoscere meglio le persone che l'hanno compilato. Le risposte fornite, infatti, spesso rivelano dettagli emotivamente significativi che contribuiscono alla creazione di una cerimonia autentica e toccante; dettagli che a volte, nel parlato, non si riescono a trasmettere o a cogliere allo stesso modo. Almeno, per me risulta più semplice intuire che persone sono attraverso quello che scrivono (o non scrivono), a volte più che parlandoci insieme attraverso uno schermo!
Per questi motivi amo il questionario come strumento non solo per costruire una cerimonia, ma anche per conoscere meglio le storie che sto per celebrare e le persone dietro di queste. Leggere i questionari completati è uno dei miei momenti preferiti perché spesso è qui che vi lasciate andare un po' di più, è qui che inizio a comprendere meglio le vostre storie ma anche le vostre personalità; soprattutto, inizio a vedere come potrebbe essere la vostra cerimonia. Parole o immagini ricorrenti, racconti che vi hanno colpito, titoli di canzoni o testi che sono importanti per voi: sono tutti elementi che raccolgo dalle vostre parole scritte. Il mio compito sarà unirli in un modo fluido, spontaneo ed emotivamente evocativo, in modo da proporvi una bozza di cerimonia che già rispecchi quello che state per celebrare.
La struttura del questionario varia da celebrante a celebrante e dipende anche dal tipo di cerimonia. Vediamo qualche esempio?
Per esempio, per le celebrazioni "di coppia" (matrimoni simbolici e unioni civili, elopement, anniversari, rinnovo di promesse di matrimonio, ecc.), io invio due questionari: uno da compilare insieme e uno singolarmente. Questo permette ai committenti di allinearsi sulle loro preferenze e aiuta me a comprendere la storia d'amore da entrambi i punti di vista.
Il primo è un modo per loro per prendersi un momento per tirare le somme, riepilogare e confrontarsi su quello che vorrebbero per la loro cerimonia speciale, in modo da essere allineati e non rischiare fraintendimenti o confusione. Il secondo invece mi serve per leggere la loro love story da due punti di vista e capire quali sono le vicende importanti per entrambi, cos'è che li ha portati l'uno verso l'altro, cosa sarà importante sottolineare e ricordare durante il rito e come.
Per quanto riguarda cerimonie come battesimi laici o inaugurazioni, di solito (ma può dipendere dal tipo di cerimonia, dal contesto e dalle richieste) preferisco limitarmi a un solo questionario, indipendentemente dal numero di persone coinvolte in primo piano. Posso però proporre e concordare l'integrazione del questionario standard con qualche testo o indicazione extra, anche individuale, a seconda dell'occasione e delle richieste.
Se si tratta invece di un funerale il discorso cambia: il tempo spesso è limitato e la sensibilità è alta. Do quindi la possibilità di scegliere come preferiscono darmi le informazioni che ritengono necessarie per creare una cerimonia secondo i desideri loro e della persona scomparsa: scrivendo, parlando o rispondendo a una serie di domande. La situazione meno complicata e pesante, di solito, è quando la persona che è mancata aveva già lasciato delle disposizioni scritte per la propria cerimonia di commiato: per questo è un consiglio che do sempre.
E se non ve la sentite o non vi va di compilare un questionario? Nessun problema: ne parliamo e troviamo una soluzione alternativa. La creazione di una cerimonia personalizzata dovrebbe essere un processo flessibile e su misura, per soddisfare le esigenze e le preferenze individuali!
Forse non sembrerà una canzone adatta a un funerale. Ma vi assicuro che l'ho sentita più di una volta in questo contesto e l'effetto è dolcemente nostalgico, a metà tra il sogno e il pianto. Una scelta per salutare in modo delicato una persona amata e ripromettersi di rivedersi, ancora, un giorno.
In altro oltre le cime dei camini / Ecco dove mi troverai
Il brano originale risale al 1939, è cantato da Judy Garland e fa parte della colonna sonora del film "Il mago di Oz".
Da qualche parte oltre l'arcobaleno / Molto, molto in alto / C'è una terra che ho sognato / Una volta, in una ninnananna...
La versione che ho in mente io, invece, è Somewhere over the rainbow di Israel Kamakawiwo'ole - ma ognuno di noi ascolterà con più o meno coinvolgimento emotivo una diversa variante dello stesso brano.
Barisardo, un incantevole paese situato sulla costa orientale della Sardegna, in Ogliastra, ben si presta per una cerimonia di matrimonio personalizzabile e davvero indimenticabile. Questo affascinante luogo offre due scenari mozzafiato (più un terzo extra che è davvero unico nel suo genere!) per suggellare la vostra unione d'amore con valore legale: la storica Torre di Barisardo e l'omonima, splendida spiaggia.
Quando si tratta di scegliere la location per il vostro matrimonio a Barisardo la decisione può essere difficile. Molto dipende da quello che avete in mente per la vostra cerimonia laica: sognate un bel matrimonio in spiaggia o preferireste un rito semplice e intimo con poche persone?
In entrambi i casi, è possibile contrarre matrimonio con valore legale: potete scegliere se far officiare il rito solo dal Sindaco o un suo delegato del Comune, oppure affiancarlo a un/a celebrante per aggiungere una parte personalizzata, o ancora far richiedere la delega per il matrimonio civile al/la celebrante in modo che ci sia una sola persona a gestire l'intera cerimonia.
La spiaggia di Barisardo è uno scenario spettacolare per una cerimonia all'aperto: è il luogo ideale per un matrimonio con molti invitati, meglio se in bassa stagione o negli orari più adeguati per il forte sole della Sardegna. Qui avrete la possibilità di celebrare il matrimonio civile all'aperto, con una piccola passerella sulla sabbia (nel periodo estivo) che dal piazzale conduce dritto sotto alla Torre, luogo designato per i riti civili. Per le cerimonie simboliche, ogni angolo della spiaggia può essere utilizzato previa autorizzazione del Comune.
La Torre di Barisardo è una delle tante torri saracene presenti sulla costa sarda, ma è una delle poche con una particolarità speciale: è possibile celebrare matrimoni civili all'interno delle sue antiche mura. La torre offre un'atmosfera intima e raccolta, perfetta per cerimonie con pochi invitati. Questo luogo storico non solo fornisce riparo in caso di maltempo, ma aggiunge anche un tocco di fascino e mistero al vostro matrimonio. Un/a celebrante con delega o il Sindaco possono officiare un rito civile con valore legale.
La figura del celebrante è fondamentale per creare una cerimonia che rispecchi appieno la vostra storia e le vostre emozioni. Che si tratti di un matrimonio civile o simbolico, un/a celebrante ha il compito di aiutarvi a trovare le parole, la musica e i riti che si adattano perfettamente non solo a voi, ma anche al luogo scelto. E la spiaggia di Torre di Barisardo è uno sfondo bellissimo per ogni tipo di matrimonio.
A pochissimi passi dalla spiaggia, l'hotel La Torre offre una location elegante per cerimonie simboliche o per un ricevimento dopo la cerimonia. Anche se l'organizzazione del ricevimento va oltre i compiti della celebrante, se preferite che cerimonia e ricevimento avvengano nel medesimo luogo potete chiamare un/a celebrante per una cerimonia non civile personalizzata per raccontare e celebrare al meglio la vostra storia.
Curiosità: come accennavo all'inizio, esiste un terzo punto dov'è possibile sposarsi con rito legalmente riconosciuto a Torre di Barisardo - ed è una location che interesserà in particolare gli amanti del sub e delle immersioni. È infatti possibile sposarsi con rito civile sott'acqua! In questo caso ci sarà per forza bisogno dell'officiante comunale in grado di fare le immersioni e gestire il momento in modo idoneo ed esperto. Ma potrete comunque affidarvi a un/a celebrante per organizzare una parte della cerimonia in barca o sulla spiaggia, in modo da personalizzare al 100% questo rito davvero unico.
Acqua trasparente, sabbia bianca e l'isola di Tavolara all'orizzonte… Benvenuti e benvenute alla spiaggia Lido Est di Capo Comino!
Questo angolo di paradiso della costa nord-orientale della Sardegna non è solo una destinazione perfetta per una gita al mare, ma anche un luogo incantevole per celebrare un matrimonio o unione civile con valore legale.
Situato all'interno del Comune di Siniscola, il Lido Est è infatti stato designato come Casa Comunale, luogo ufficiale per la celebrazione di matrimoni civili in prossimità della spiaggia o con vista mare. Un posto incantevole, rinomato anche in passato come una delle spiagge più belle della Sardegna. Immaginate di celebrare il vostro matrimonio circondati dalla bellezza naturale delle dune e dei monti sullo sfondo, con il mare cristallino a pochi passi e la brezza marina che accarezza dolcemente la pelle.
Oltre ai riti civili, con l'autorizzazione del Comune, è possibile celebrare anche cerimonie simboliche di altro genere. Che si tratti di un anniversario, una promessa di amore eterno, una commemorazione per qualcuno che non c'è più (e che magari amava questi luoghi) o qualsiasi altra occasione speciale, Lido Est di Capo Comino offre un contesto ideale per rendere il vostro "rito di passaggio" davvero memorabile.
Scegliere un/a celebrante per un matrimonio o un'altra cerimonia simbolica in questo posto incantato, significa ricevere aiuto per personalizzare la celebrazione in modo che il rito "parli" con il luogo. Il suo primo compito, infatti, sarà aiutarvi a trovare le parole, la musica e i gesti che meglio rappresentano la vostra storia e l'occasione da celebrare, in perfetta armonia con l'ambiente naturale che vi circonda.
Ma il/la celebrante è la persona che organizza i matrimoni? O quella che celebra il rito in comune? E può condurre anche quello religioso o quello può farlo solo un officiante? Ma dire celebrante o cerimoniere non è la stessa cosa?
Ogni volta che dico di aver lavorato come cerimoniere o di essere disponibile come celebrante mi aspetto molte domande come queste. Purtroppo parlando di professioni "nuove" o “non tradizionali” c’è spesso confusione.
Nel mondo degli eventi e delle cerimonie, poi, ci sono tante figure emergenti, con tanti nomi diversi che spesso sembrano voler dire la stessa cosa (a volte è proprio così, a volte no): basti pensare ai matrimoni e subito parte l'elenco di wedding planner, event planner, wedding organizer, wedding designer, flower designer, eccetera eccetera.
Se da una parte questo è positivo, perché abbiamo la possibilità di costruirci un'attività il più possibile adatto a noi e non doverci adattare a ruoli prestabiliti, dall'altra ovviamente si perde chiarezza (e a volte legittimità) e i committenti rischiano di non sapere più a chi affidarsi.
Non sono argomenti così frequenti ed è facile farsi un'idea "per sentito dire". Penso che sia importante condividere consapevolezza e informazioni corrette.
Per fortuna, per quanto riguarda esclusivamente la parte rituale delle cerimonie, pur essendoci ancora una certa coltre di nebbia e mistero sulla figura del/la celebrante, non è così difficile cercare e trovare informazioni direttamente dalla normativa nazionale - che è poi il modo migliore per capire quali sono effettivamente i ruoli esistenti e previsti per le mansioni legate agli eventi.
Di seguito vi riporto alcune informazioni essenziali per schiarire un po' le idee e comprendere meglio le differenze, le attività e i confini di queste tre figure del mondo rituale!
Secondo la prassi di riferimento UNI/PdR 118:2021, si tratta di un/a "professionista in possesso di conoscenze, abilità, strumenti, tecniche, livelli di responsabilità e autonomia per la creazione e gestione di tutti gli aspetti che caratterizzano tutte le tipologie possibili di qualunque evento cerimonia".
Vale a dire: una persona in grado di creare il testo, curare il setting, e gestire la conduzione di una cerimonia di qualsiasi tipo, dal matrimonio simbolico alla commemorazione, da un battesimo laico al rinnovo delle promesse, personalizzando sulla base delle richieste dei committenti, sul contesto e sulle possibilità concrete.
Allo stato attuale, chiunque può celebrare una cerimonia laica simbolica. Anche il vostro migliore amico o la vicina di casa, la proprietaria della location o l'impresario funebre.
La prassi di riferimento è in vigore dal 2021 ed esiste una Certificazione del Personale che si basa sui requisiti previsti dalla stessa prassi; ma tale Certificazione non è obbligatoria per chi pratica l'attività di celebrante e non ha al momento valore di "albo".
Personalmente, dopo l'esperienza lavorativa nel settore funebre e il corso di formazione con FederCelebranti (oggi gestito da ECCO), che mi ha fornito i crediti sufficienti per poter ottenere la Certificazione, ho deciso di aspettare a sostenere l'esame, per focalizzarmi piuttosto sul proseguire la mia esperienza sul campo in modalità occasionale. Credo infatti che non si diventi celebranti da un giorno all'altro, anche se si è portati e/o si ha esperienza nel campo e/o si studia molto, e per il momento preferisco seguire poche cerimonie con la massima cura.
Qui trovate un po' della mia storia e del mio percorso.
La stessa Prassi di riferimento, poi, specifica che "il celebrante si distingue dall'officiante che, invece, esegue la cerimonia leggendo un testo o un modello già predisposto da altri".
Secondo quanto citato dal testo UNI, officiante è un termine che può riferirsi a entrambe queste figure, così come a una persona che legge il testo di una cerimonia creata da qualcun altro (un/a celebrante, magari!). Possiamo quindi chiamare officiante, ad esempio, sia il Sindaco (o un suo delegato) che svolge un matrimonio civile in Comune, sia un prete che celebra un funerale in chiesa.
Questo termine si discosta rispetto ai primi due, poiché dal punto di vista ufficiale si riferisce a una figura che al momento è riconosciuta solo in pochissime regioni italiane: è infatti la normativa in materia di attività funebre della Regione Piemonte (D.G.R. 22/09/2014, n 22-343) che riconosce e disciplina questa figura professionale. Si tratta della persona addetta a gestire e condurre cerimonie all'interno di strutture per il commiato (come tempio crematorio e casa funeraria). Si occupa dunque esclusivamente delle cerimonie funebri laiche e collegate alla cremazione (funerale laico, consegna delle urne ai famigliari, dispersione delle ceneri).
In altre regioni, il termine viene talvolta utilizzato come sinonimo di celebrante in riferimento a qualsiasi tipologia di cerimonia.
Conoscevate già questi termini e le loro differenze?